mercoledì 23 novembre 2011

Survival

Dopo oltre quindici anni di esplorazioni, la maggior parte delle quali in luoghi impervi, nelle boscaglie, nel sottosuolo, su alture e in luoghi fatiscenti, ho accettato la proposta dell’associazione sportiva Italian Military Fitness di gestire e condurre dei corsi di sopravvivenza per chi si allena con loro e vuole mettersi in gioco.
I corsi pianificati sono molto semplici, utili per apprendere le basi della sopravvivenza, come, ad esempio, ottenere dell’acqua potabile, imparare i principi dell’orientamento, come superare dislivelli con una corda, accendere un fuoco, etc...Ho quindi avuto modo di conoscere gente “comune”, con poca o nulla esperienza di outdoor e di survival, ma con il desiderio di cimentarsi in qualche cosa di nuovo, da fare all’aperto e che
permetta loro di  migliorarsi e, perché no, di prepararsi a non auspicabili situazioni di reale pericolo.
Avendo già maturato una discreta esperienza come istruttore dei miei ragazzi del TE.S.E.S. (associazione culturale speleo-archeologica), partivo con un panorama piuttosto chiaro delle difficoltà che avrei riscontrato nei nuovi allievi.L’ostacolo maggiore con il quale si sono scontrati è dato dalla convinzione di essere molto più limitati di quanto un organismo umano non sia in realtà. Semplici prove, percorsi abituali per una persona allenata ed attiva, ai loro occhi parevano obiettivi irraggiungibili ed insormontabili.Bene, il primo punto su cui lavorare è proprio questo. Comprendere che i limiti del proprio corpo vanno molto più in la di quanto si creda.
La vita odierna, le comodità, la pigrizia e la società stessa, ci portano a credere che una lunga passeggiata in collina sia già un’impresa. Quante persone vi diranno che saltare giù da un muretto di un metro gli provocherebbe, molto probabilmente, una frattura o un trauma?Sicuramente l’allenamento, la forma fisica e la conoscenza delle giuste tecniche aiutano a svolgere queste attività in maggiore sicurezza ed a spingere i propri limiti sempre più avanti. Senza diventare assi del parkour, saltare giù da un muretto di un metro è fattibile senza drammatiche conseguenze.
Così come saltare una staccionata o appendersi ad un muretto e scavalcarlo o, ancora, arrampicarsi su di un albero. Attività sicuramente faticose, ma possibili ed indubbiamente alla portata di una persona adulta e sana.La gente è portata a credere poco in se stessa. Si sente impacciata, pesante, impreparata, lenta, carente di destrezza. La maggior parte di queste penalizzazioni, però, si trovano solo nella nostra mente. E’ un vincolo di natura psicologica prima ancora che fisico.
Anche una persona poco allenata può fare cose apparentemente sorprendenti. La regola numero uno della sopravvivenza è avere forza di volontà e credere in se stessi. E’ lei che ci fa stringere i denti, che non ci fa sentire la fame, la stanchezza ed il dolore. Solo convincendosi di farcela a tutti i costi, come se non esistesse l’eventualità di soccombere come alternativa, potremo spuntarla realmente.Ecco spiegata l’esigenza di lavorare principalmente sulla mente delle persone, ripulirla dai preconcetti, dalle false credenze e dal sentore d’inadeguatezza sotto il cui peso stiamo, lentamente, soccombendo. Solo superato questo primo ostacolo, mettendosi continuamente alla prova, sfidando se stessi ed i propri limiti quotidianamente, sarà possibile iniziare a lavorare sulle competenze e sulle tecniche necessarie a sopravvivere in ambienti ignoti ed ostili. La fatica, la fame, lo stress, il disagio… sono tutte cose che chiunque può affrontare, ma spontaneamente non lo farà mai. Avete mai provato a dormire, non dico a terra sopra ad un tappeto, ma anche solo senza cuscino? Probabilmente trascorreremmo una notte insonne, ci sveglieremmo stanchi ed innervositi.E saltare uno o due pasti? Mai… Patire la sete per una giornata intera?
Dovremmo incominciare da questi piccoli gesti, per riscoprire le nostre potenzialità, le nostre reali capacità e risvegliare quell’istinto animale che nasce con noi e che non ci abbandona mai.Così inizieremo a percepire la consapevolezza di ciò che possiamo fare, impareremo a sopportare la fatica, la stanchezza e i disagi. Ed a sentirci realmente vivi.

Ringraziamo l'amico Luigi Bavagnoli, autore del pezzo.

lunedì 14 novembre 2011

Alberi veri

È sbagliato pensare che l’acquisto di un vero abete, per abbellire la propria casa nel periodo natalizio, sia un atto contro l’ambiente, perché sinonimo della deforestazione. È un’idea infondata, ma proficua per i rivenditori di alberi cosiddetti ecologici, made in China. In fatti, gli alberi sono coltivati e allevati all’interno di vivai specializzati in aree collinari che altrimenti sarebbero abbandonate e quindi non coltivate: riempire queste zone con abeti destinati al commercio natalizio rappresenta, fra le altre cose, un contributo al presidio del territorio, per tutelare l’assetto idrogeologico, evitando così frane.
In oltre, non tutti gli abeti acquistati provengono da questi vivai, una piccola parte, il dieci o il 15% circa, è recuperato dagli scarti delle potature che la forestale compie ogni anno per sfoltire le piante che impediscono lo sviluppo omogeneo dei boschi italiani. Questi scarti poi si possono riciclare nel compostaggio domestico, tanto per fare un esempio.
Un albero naturale è un prodotto, per così dire, a emissioni zero a differenza di quello sintetico, che è realizzato con sostanze plastiche inquinanti. Si possono anche utilizzare addobbi + naturali, ghiande, frutta secca, pigne, etc. Ma passate le feste, sono pochi gli alberi che sopravvivono all’interno delle case e le famiglie se ne devono disfare in qualche modo. Purtroppo la maggior parte finisce nelle discariche, nel migliore dei casi vengono riutilizzati come biomassa.Quindi se acquistiamo un abete vivo, pensiamo anche a localizzare un piccolo spazio verde, ovunque, dove poi poterlo piantare.

mercoledì 9 novembre 2011

Edward Abbey sul governo

«Un patriota deve sempre essere pronto a difendere il suo paese dal suo governo.»
Edward Abbey (Indiana, 29 gennaio 1927 – Oracle, 14 marzo 1989)

lunedì 7 novembre 2011

Dieci buone regole

10 Regole in previsione di un probabile collasso economico e sociale:

1) Compra oggetti per la difesa personale,e fai un corso per imparare ad usarli.
2) Incomincia a portare tutti i giorni un kit di sopravvivenza.
3) Accumula acqua e cibo a lungo termine.
4) Allenati 3 volte a settimana per essere in forma prima che il disastro arriva.
5) Accumula kit d'emergenza medicine-torcie elettriche-batterie-attrezzatura da campeggio.
6) Investi ill tuo denaro in oro e argento, perchè il denaro in banca andrà perso.
7) Fai un piano economico familiare e prendi nota di ogni spesa.
8) Rinforza i rapporti familiari e con gli amici.
9) Aumenta la sicurezza in casa e quella personale (persone disperate fanno cose disperate).
10) In fine l'ultimo consiglio "spera per il meglio, preparati al peggio".

martedì 1 novembre 2011

Maltelmpo in Liguria: un eroe italiano

Purtroppo è morto un volontario della Protezione Civile, un eroe italiano, Sandro Usai ha salvato due vite prima di essere travolto dal fango.
Nelle immagini sotto, Aulla (Massa Carrara) alcuni volontari toscani e liguri del gruppo "La Salamandra".